Con ordinanza n. 23804/2021, la Corte di Cassazione ha stabilito che il minore dodicenne, o anche di età inferiore, capace di esprimere autonomamente giudizi in conformità alla situazione, debba essere ascoltato nelle decisioni che lo riguardano.
Nel caso di specie, a seguito dello scioglimento del matrimonio tra due coniugi, veniva disposto l’affidamento condiviso del figlio minore con collocazione prevalente presso la madre, regolamentato il diritto di visita e disposto un percorso di sostegno psicologico per il figlio.
Il padre impugnava la sentenza di primo grado innanzi alla Corte di Appello di Venezia.
Quest’ultima confermava la decisione del Tribunale sulla base del motivato parere espresso dal consulente tecnico d’ufficio, ove era stato evidenziato un deficit di discernimento del minore da attribuirsi ad una assenza di maturità e capacità critica indotto dai comportamenti degli adulti e dall’età.
Pertanto, i giudici di secondo grado ritenevano che, anziché disporre una nuova audizione del minore, risultava preferibile procedere all’attivazione di un supporto psicologico per lo stesso.
A fronte delle conclusioni raggiunte dalla Corte territoriale, che confermavano la sentenza di primo grado, era proposto ricorso in Cassazione.
Sul punto, la Corte di legittimità ha preliminarmente ribadito che l’audizione del minore, regolata dall’art. 12 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, è adempimento necessario in tutte le procedure che coinvolgono il minore e, in particolare, in quelle inerenti all’affidamento ai genitori.
Inoltre, l’ascolto del minore infradodicenne, capace di discernimento, è previsto a norma degli artt. 6 della Convenzione di Strasburgo, 315-bis e 337-octies c.c.
In merito, la Suprema Corte si è soffermata sulla fondamentale importanza che ricopre tale adempimento, costituendo per il minore un “suo diritto fondamentale ad essere informato e ad esprimere le proprie opinioni nei procedimenti che lo riguardano, nonché elemento di primaria importanza nella valutazione del suo interesse”.
Peraltro, tale audizione “costituisce adempimento previsto a pena di nullità”, incombendo sul giudice l’obbligo di dare specifica motivazione fondamentale quando l’età del minore si approssimi ai dodici anni. Oltre tale soglia è previsto l’obbligo legale di ascolto non soltanto quando il giudice ravvisi un’incapacità di discernimento o un esame manifestamente superfluo o in contrasto con l’interesse del minore, ma anche quando il giudice opti, in luogo dell’ascolto diretto, per un ascolto effettuato nel corso di indagini peritali, atteso che l’ascolto diretto del giudice dà spazio alla partecipazione attiva del minore al procedimento che lo riguarda, mentre la consulenza è indagine che prende in considerazione una serie di fattori, quali, la personalità, la capacità di accudimento e di educazione dei genitori e la relazione in essere con il figlio.
Dunque, tale ascolto diretto si rivela utile a conoscere le opinioni e bisogni del minore, che devono essere valorizzati dal punto di vista attuale e sostanziale.
La Corte, nell’accertare la violazione delle prescrizioni normative concernenti l’ascolto del minore, ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata con rinvio alla Corte di Appello di Venezia in diversa composizione.
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