Con l’ordinanza n. 18390/2024 depositata il 5 luglio 2024, la Corte di cassazione ha nuovamente confermato l’importanza della tutela del riposo dei lavoratori, sancendo che il diritto al riposo settimanale è indisponibile e deve essere garantito dal datore di lavoro senza necessità di una specifica richiesta da parte del dipendente. Questa decisione rappresenta un ulteriore passo avanti nella giurisprudenza italiana in materia di diritto del lavoro, consolidando principi fondamentali già riconosciuti dalla Carta costituzionale e dalla direttiva 2003/88/CE.
L’ordinanza trae origine da un ricorso presentato dalla Società Trasporti Pubblici B Spa (STP) contro una sentenza della Corte d’Appello di Lecce, la quale aveva condannato la società al risarcimento del danno subito da un lavoratore per mancato godimento del riposo settimanale e giornaliero. Il periodo in esame riguardava gli anni tra il 2003 e il 2008, durante i quali il dipendente non aveva beneficiato dei riposi minimi previsti dai Regolamenti CE 3820/85 e 561/06.
La Corte d’Appello di Lecce aveva rigettato l’appello della STP, confermando la condanna e sancendo il diritto del lavoratore al risarcimento del danno non patrimoniale. Questo danno era stato quantificato in via equitativa, tenendo conto della gravosità della prestazione lavorativa e della mancanza di riposi adeguati.
La Corte di Cassazione ha respinto i motivi di ricorso della STP, riaffermando che il diritto al riposo settimanale è un diritto fondamentale e indisponibile del lavoratore. In particolare, ha ribadito che il danno derivante dalla mancata fruizione del riposo deve essere presunto, senza necessità per il lavoratore di fornire ulteriore prova. La mera violazione di questo diritto costituisce di per sé una lesione dell’integrità psico-fisica del lavoratore, tutelata dall’art. 36 della Costituzione Italiana.
Inoltre, la Suprema Corte ha sottolineato che il recupero delle ore di riposo non può essere frazionato e deve avvenire in modo continuativo, ribadendo che “qualsiasi compensazione tardiva non è sufficiente a sanare la violazione, poiché il danno da usura psicofisica causato dalla mancanza di riposi tempestivi non può essere compensato successivamente”.
Questa ordinanza ha importanti implicazioni per i datori di lavoro, poiché conferma che il datore ha l’obbligo di garantire il riposo settimanale dei propri dipendenti, indipendentemente dalla richiesta del lavoratore. L’inadempimento di questo obbligo comporta un danno non patrimoniale che deve essere risarcito.
Inoltre, i datori di lavoro devono essere consapevoli che la semplice concessione di riposi compensativi non è sufficiente se non viene rispettata la continuità del riposo previsto dalla normativa. Il riposo deve essere garantito secondo i termini stabiliti, senza che possa essere posticipato o frazionato.
Infatti la tutela del riposo, alla luce delle suesposte considerazioni, non è solo una questione di rispetto della legge, ma anche di responsabilità sociale e di benessere organizzativo.
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